1216 e 1262: Pisani della "Milizia di Rodi"
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1216 e 1262: Pisani
della "Milizia di Rodi"



I cavalieri di Rodi, detti già di San Giovanni di Gerusalemme, furono un ordine monastico proprio della nobiltà europea. Presero questo appellativo perché per più di due secoli (1309-1522) dimorarono nell’isola. Dopo la sua conquista da parte dei Turchi di Solimano II si trasferirono a Malta, titolo con il quale oggi sono comunemente conosciuti.
L’isola però, nel Dugento, dette il nome anche a una società monastica militare crociata, detta la “milizia di San Giovanni di Rodi della congregazione di Gerusalemme” che appare documentata in tre pergamene (inedite, almeno a quel che posso vedere).
Andiamo con ordine.

La quarta crociata. Nel 1198 Innocenzo III proclamò la crociata “contra barbaros”, rivolgendosi direttamente ai cavalieri e ai nobili d’Europa. Rispondendo all’appello, nel 1200, una spedizione fu organizzata dai Veneziani che, senza raggiungere Gerusalemme, colsero l’occasione di sedare la rivolta a Zara nel 1202 e di assediare e conquistare Costantinopoli il 12 aprile 1204, cacciando i bizantini e costituendo in una sua parte l’Impero Latino d’Oriente con a capo re Baldovino I delle Fiandre.
L’impero durò qualche decennio. Ne fu l’ultimo sovrano effettivo Baldovino II (1239). Rimase poi solo come titolo onorifico dopo la definitiva riconquista della capitale, il 25 luglio 1261, di Michele VIII Paleologo.
Durante più di mezzo secolo le popolazioni affacciate sul Mediterraneo e in Oriente vissero un continuo conflitto che ebbe diversi attori, tra i quali sono da citare anche i Mongoli di Ogodei (+ 1241) giunti fino al Friuli e all’Albania.

Rodi. Nella divisione dell’immenso impero romano del IV secolo l’isola “delle rose” e del “colosso” entrò a far parte di quello d’Oriente e ad esso fu sottratta nel 1204. Conobbe quindi un periodo di semi-indipendenza con i cesari Gabala e si alleò nel 1234 con Venezia che poi nel 1240 l’occupò. Subì quindi, nel 1248, la dominazione di Genova, rimanendone sotto il protettorato dopo il 1261.
La sua importanza fu indubbia nel Mar Mediterraneo e si comprende, per la sua posizione, come vi possa essere stata una sede di milizie crociate e dei cavalieri ospitalieri.

Pisa e i nobili Cicci. La milizia di Rodi ante secolo XIV si trova menzionata nelle pergamene sulla nobile famiglia pisana dei Cicci che contribuì con i suoi uomini alle magistrature più importanti della città – gli Anziani, i Consoli del Mare, la Dogana del Sale – e a quelle ecclesiastiche, come canonici o amministratori dell’arcidiocesi. Ne fecero parte nel 1150 il nobile Ranuccio, nel 1218 Baronto procuratore e maestro di casa dell’arcivescovo, nel 1250 il giudice Baronto di Giovanni di Baronto primo console del Mare. Nel 1263 invece è ricordato Guglielmo, benefattore di San Francesco, nella cui chiesa volle far fare una sepoltura per sé e per i congiunti. Siamo al tempo del capitolo presieduto in loco da san Bonaventura da Bagnoregio.
Sono alcuni esempi dell’importanza di questa famiglia, che partecipò alle crociate. Riguardo infatti all’argomento che ci interessa, tra 1216 e 1262 i Cicci entrarono nelle “milizie di Rodi”, come riportano i tre atti pubblici.

Le pergamene. La prima carta è del 24 giugno 1216, e contiene una attestazione fatta nella chiesa di San Giovanni di Rodi da “Georgius Rambertus de Corcira”(Corfù) abitante in Rodi.
Era costui il “primus dux militum crucisignatorum de Rodhii et locum tenens magistri domini sacri hordinis militiae crucisignatorum de Urbe Rhodiana et bellatorum contra barbaros congregationis Hierusalem” (primo comandante dei crociati di Rodi e luogotenente del maestro del sacro ordine della milizia dei crociati della città di Rodi e combattenti contro i barbari della congregazione di Gerusalemme).
Nell’atto faceva fede come Pietro figlio del buono e nobile uomo Baronto Cicci di Pisa da Fucecchio, fosse stato ricevuto nella milizia nel santo sacrificio della messa per mano del venerabile frate Colombano cappellano dell’ordine e come nel rito avesse ricevuto “crucis signum et sacra indumenta et gladium, galeam et thoracem ferream, sprones et clipeum cum cruce depicta” (l’insegna della croce e gli indumenti sacri, il gladio, l’elmo la corazza di ferro, gli sproni e lo scudo con sopra dipinta la croce).
Da parte sua Pietro aveva giurato sui santi Vangeli di osservare gli statuti dell’ordine e di ben servire ...



Questo crociato si ritrova nella seconda pergamena del I dicembre 1216, che è una notifica scritta da “frater Sismundus Iscii insule” (dell’isola di Chio), dell’ordine di San Basilio dell’isola di Rodi, cappellano della milizia di San Giovanni. Vi si attesta come quello stesso giorno fosse sepolto nel chiostro di Santa Maria di Eubea lo “strenuus et venerabilis vir” Pietro Maria di Baronto Cicci che, “miles signatus cruce rhodioctus et sancte fidei professus et defensor de millitia terrestri de scuto, gladio et pavense [scudo grande] decessit munitus de sacramentis”. Dei suoi beni, lasciò le armi alla casa (“domui”) e i vestimenti e il denaro ai soci militi e alla società di San Giovanni di Rodi.



La terza pergamena è del I dicembre 1262. Riporta un’attestazione di “Dimitrius Gabrielis” della cancelleria della milizia equestre di Rodi nella città di Corfù: il 2 giugno passato “decessit Antivari [Bar nel Montenegro] in expeditione bellica frater Attilius de Pisis ex filius domini Thome Barontis de Ciccis nobilis civis pisani”. Il quale fu sepolto in Antivari nella chiesa di San Crisostomo.
Attilio era un “miles professus” in servizio da sei anni e mezzo nei quali “bene se gessit, caste vixit in relligione cristiana” (si comportò bene, visse castamente nella religione cristiana). Tutte le sue armi e i cavalli restarono al servizio dell’ordine; le vesti e i beni furono conservati per i congiunti e consanguinei. Una parte servì per le spese del funerale e delle messe.
Antivari allora era una bella e importante città dell’impero, sede di un’arcidiocesi con un territorio vasto, retta, al tempo di Attilio e in precedenza, per ben tre volte dai Francescani e prima da fra Giovanni da Pian del Carpine (+ 1252), uno dei compagni del Poverello di Assisi e uomo considerato di gran valore, tanto da essere stato inviato come ambasciatore presso i Mongoli (1245-1247).

Paola Ircani Menichini, 28 agosto 2020. Tutti i diritti riservati


Le fotografie riguardano le pergamene del I dicembre 1216 e del I dicembre 1262.



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