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Piazza del Cappello a Pisa

In Chinzica, la zona a meridione dell’Arno, si trovavano le cappelle (parrocchie) confinanti di Santa Maria Maddalena e di Santa Cristina.
La prima comprendeva l’area prossima alla via Giuseppe Mazzini, alla via La Nunziatina e alla porzione a meridione di piazza dei Facchini, oltre che gli edifici vicini alla chiesa.
La seconda, a settentrione, si estendeva dalla stessa Piazza dei Facchini fino al Lungarno Gambacorti e alla chiesa stessa.
Tra Quattro e Seicento, furono entrambe sede di belle case di proprietà dei frati carmelitani, che erano un ordine religioso di una certa importanza in città.

I Salmuli.
Una casa ad esempio è ricordata il 10 novembre 1477 allorché venne affittata a un certo Giovanni e al fratello Ludovico figli del fu Guglielmo della Barba.
È descritta così: “petium unum terre cum domo a 2 solariis et claustro positum in cappella Sancte M. Magdalene in classo Salmulorum ...”.
Ovvero si trovava nel chiasso dei Salmuli, nome di una famiglia mercantile che qui ebbe la dimora e fondò pure un ospedale che però allora era dismesso o quasi.
“Quasi”: perché una cinquantina di anni prima al tempo del Catasto 1427 risultava avere dei commissari.
Altre notizie non le abbiamo.
La famiglia è citata dalla stessa fonte sia come “Sarmuli” che come “Selmoli”.
In particolare i beni degli eredi di Ranieri dei Selmoli limitavano una casa distrutta accatastata nei beni dell’ospedale di Santa Maria a Pontevecchio.

Il “Cappello”.
Tornando agli immobili dei carmelitani nella zona, nel 1547 i suddetti religiosi concessero a livello una casa nella cappella di Santa Cristina a frate Alessandro del fu Polo (o Poli) di Pisa sua vita natural durante con l’obbligo del miglioramento.
Era in “loco dicto il Cappello quod tenet unum caput in platea Cappelli, a 2° via sive classus” e un terzo confine nella via che andava all’Arno.
Aveva orto, fondi, cantina, mansioni e pertinenze.
Presentava sotto, dalla parte della piazza, un magazzino che però non fu oggetto del livello e restò a disposizione dei religiosi.
Frate Alessandro da parte sua fu obbligato a pagare un certo Federigo Alcaras mercante “yspano”, debitore del convento.


Pochi decenni dopo, il 30 maggio 1568 pisano (= 1567) i carmelitani – con il priore Serafino Carli da Firenze e con il capitolo (tra i frati notiamo due siciliani) – cedettero i magazzini della casa e sotto casa, dette al “Cappello” e “Cappelgrande”, per cinque anni a Giovan Francesco del fu Pier Antonio Bonaparte cittadino fiorentino provveditore della Dogana.
I magazzini erano “quinque” (cinque) tra piccoli e grandi.
Il 30 ottobre 1645 gli stessi affittarono a Francesco di Giovan Battista Tizzoni detto Materello carrozziere in Pisa una casa posta “in parrochia della Maddalena et in via detta della Nuntiata con tutti i fondi e sue appartenenze”, confinante con la “via che va alla piazza del Capello” [sic], e con la stessa piazza.
Il 1 ottobre 1649 (stile fiorentino) infine dettero a pigione la “casa posta in Pisa su la Piazza del Cappello” ad Antonio di Francesco e Bartolomeo di Giovanni e “compagni Bergamaschi cosiddetti Facchini della Dogana ...
L’autorità di questa istituzione ormai aveva preso piede nella zona.

Fin qui i documenti trovati.
Oggi la parte di città delle due antiche parrocchie si presenta trasformata rispetto al periodo sopra descritto.
Tuttavia sorprendentemente (perché è trascorso quasi mezzo millennio) esiste ancora la “Via del Cappello”.

La bella piazza invece ha ceduto il passo, nel nome, all’odierna e più piccola Piazza dei Facchini.

Paola Ircani Menichini, 20 settembre 2019.
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Parte del documento del 1567 sulla casa del Cappello e del Cappelgrande.

Altre foto:
1) la zona cittadina di cui si parla rappresentata nel Catasto Ottocentesco;
2) la targa della via del Cappello, 2019.