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Terre a La Vettola
Un ginevrino a Pisa

1 - Un bel podere alla Vettola, di proprietà dei carmelitani nel Quattrocento, era formato da una casa coperta con embrici e da aia, pozzo, vigna, campi e alberi da frutto.
Diviso in due parti, misurava in tutto staiora 40 (= ettari 2, 24808).
Si trovava sulla strada che da Pisa andava a San Piero a Grado, alla cui parrocchia apparteneva sin da tempo immemorabile.
Confinava anche con le terre del monastero vallombrosano di San Paolo a Ripa d’Arno e dell’arcivescovado.
Con il passare del tempo però il podere cambiò proprietari, affittuari e livellari.
Ricordiamo gli anni in cui si trovano documentati:

1397. Gaspare merciaio del fu Matteo di Santa Cristina lo affittò quest’anno per la metà a Giovanni del fu Neruccio di San Piero a Grado.
L’atto fu scritto a Pisa nella cappella di Santa Lucia nella bottega della casa di Matteo Righi del comune di Arena.
1413. Il primo agosto, un altro suo proprietario, Giovanni di Matteo Brunetti scarsellaio (da scarsella = piccola borsa), lasciò il podere per testamento a Santa Maria del Carmine.
1427. Il Catasto fiorentino lo segna nelle poste del convento, conduttore Giovanni di Neruccio e fratelli.
1448. Nell’aprile i frati lo allogarono a Neruccio e Vanni fratelli e figli di Paolo di Giovanni della Vettola, forse discendenti degli affittuari sopra citati.
Tra gli obbligati in solido alcuni personaggi dal soprannome curioso: Bartolomeo di Piero Lupi detto “Pacciolla” di San Giusto in Canniccio e Betto di Guido detto “Campana” di San Giusto a Cisanello.
1458. Nel maggio fu dato in affitto a Antonio di Paolo da Montespertoli abitante nel comune di San Martino della Vettola, e nel novembre a Neruccio e Vanni fratelli e figli del fu Nardo, fideiussore Zenobio di Luca dei Bernardi di Firenze popolo di S. Frediano “hospes” (sic! = ospite o oste?) sempre nel comune della Vettola.
1468. Quest’anno la “domus terrestris” minacciava rovina e la vigna era distrutta.
Il podere così venne concesso a livello, con la licenza del p.provinciale, a Fulcone del fu Domenico “de Chatellaccis” di Firenze ricevente per sé e per la moglie Angela figlia di Bonifazio di Coluccio dei Salutati di Firenze.
Testimoni all’atto furono Domenico di Antonio di San Miniato muratore e Lorenzo di Piero de Bugliatti di San Casciano Vald’Arno.

Coluccio Salutati (1332-1406) era stato un importante letterato, filosofo e dal 1375 autorevole Cancelliere della Repubblica di Firenze.
Suo figlio Bonifacio, nato dalla prima moglie, aveva collaborato con lui nello stesso ufficio dal 1405 al 1413, anno della sua morte.
Sulla nipote dell’illustre fiorentino invece non abbiamo altro che questa notizia.
1623. Il podere era allivellato al “provido viro” Iacobo del fu Antonio del fu Bartolomeo dei Martelli intagliatore e cittadino pisano.
1658-59. Terminata la conduzione di Iacopo e dei suoi eredi, il livello passò, almeno fino al Settecento, a Matteo d’Orazio Giunti da San Giusto.

2 - Piero calzolaio ginevrino.
Nel novembre 1454 maestro Piero “sutor” (= calzolaio) del fu Stefano “de Savoia, et seu de Genevra”, abitante nella cappella di San Cristoforo di Pisa comperò da Torello del fu Piero di Salomone Torelli del popolo di Sant’Apollinare di Firenze un pezzo di terra con casa e chiostro situato sempre in San Cristoforo, capo e lato in via pubblica, secondo capo in un chiasso pubblico e lato nella terra con casa di Paolo di Lorenzo dell’Isola di Corsica.

Anche di questa persona non sappiamo di più, ma lo segnaliamo per ricordare l’eterogeneità della provenienza della popolazione di Pisa all’epoca.
In generale il motivo per cui giunse in città da tanto lontano era da ricercare forse nell’ambito delle conoscenze comuni e quasi sicuramente nel fatto che il suo fosse un mestiere “sicuro” in un tempo privo di industrie su larga scala.
Ovvero fu per il costante bisogno di artigiani che l’uomo ottenne dai cittadini un’ospitalità che poi, con il guadagno, divenne dimora stabile.

Paola Ircani Menichini, 18 ottobre 2019. Tutti i diritti riservati