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Tre celebri oratori

La devozione mariana a Roma e in Toscana nell'ultimo ventennio del '400

In Italia e in Toscana le belle opere d'arte e d'architettura legate alla devozione alla Vergine aumentarono in modo considerevole nell'ultimo ventennio del Quattrocento, allorché i signori, gli enti pubblici e i facoltosi privati pensarono, in piena fioritura rinascimentale, quasi facendo a gara, di acquisire merito in Cielo e prestigio in terra, prendendo l'iniziativa di un progetto importante o favorendone la costruzione.
L'impulso partì da Roma, dove fu edificato il celebre oratorio di Santa Maria della Pace, progettato dal fiorentino Baccio Pontelli (+ 1494 ca) ed eretto nel luogo dove si trovava la chiesa di S. Andrea degli Acquaricciari. Sotto il portico di questo antico edificio era presente la prodigiosa immagine della Vergine della Virtù, dinanzi alla quale i pontefici, assieme ai fedeli romani, si recavano di frequente a pregare per il ritorno alla concordia dei principi italiani e per risparmiare alla Città Eterna guerre e miseria.
Sisto IV (+ 1484) prese l'iniziativa. Essendo in angustia per i minacciosi progetti bellici del re di Napoli, fece voto alla Madonna di Sant'Andrea, come scrisse, di conferirle una sede più degna. Quando i lavori erano a buon punto, nel dicembre 1482, vide premiata la sua intraprendenza dalla riconciliazione con il re nemico. Fu la ragione per la quale volle che il tempio si chiamasse di Santa Maria della Pace. Lo affidò il 15 settembre 1483 alla custodia della Congregazione dei Canonici Lateranensi e poco prima di morire, il 17 aprile 1484, volle dargli più considerazione con una bolla di indulgenza. Ugualmente i papi successivi promossero per la chiesa della Pace ulteriori privilegi e splendidi ornamenti.

Andando in Toscana, nell'ultimo ventennio del Quattrocento la devozione alla Vergine si manifestò con l'erezione di un secondo celebre oratorio: la Madonna della Pietà presso il castello di Bibbona nella Maremma pisana, oggi in provincia di Livorno. Nacque anch'esso a seguito di eventi prodigiosi e di 'paci', come scrisse il fiorentino Luca Landucci nel suo Diario:
"E in questo tenpo molto si parlava d'una divozione di Nostra Donna trovato a Bibbona, d'un tabernacolo fuora di Bibbona, un trarre di balestro; ch'è una Vergine Maria a sedere con Cristo in braccio come si levò di croce, come si dipingono l'altre Piatà. La quale cominciò insino a dì 5 d'aprile 1482, la quale si trasfigurava, cioè diventava d'azurra rossa, e di rossa poi nera e di diversi colori. E questo dicono avere fatto molte [volte] insino a questo dì, e sanato diversi infermi e fatto molti miracoli e di molte paci, intanto che vi correva tutto mondo […] e io ò parlato a molti che dicono di veduta averla veduto trasfigurare, in modo ch'egli è necessario a crederlo".
I lavori di costruzione del santuario, supportati da numerose donazioni, iniziarono prestamente nel giugno dello stesso anno, promossi da Bartolomeo Soderini vicario del vescovo di Volterra e priore di San Frediano a Firenze. Vennero realizzati da Vittorio Ghiberti (+ 1496), figlio del celebre Lorenzo, in veste di architetto, con la supervisione del provveditore Ranieri di Iacopo da Tripalle pisano.
L'edificio fu concluso nelle parti essenziali nel 1483. Venne progettato a croce greca, coperto tutto a mattoni e con una cupola slanciata che aveva sopra una lanterna ora non più esistente. Ancora oggi possiede una imponente bellezza, che stupisce per il contrasto con le dimensioni del paese presso il quale è ubicato. Ebbe anche un convento annesso i cui custodi furono prima i frati dei Canonici Regolari Conventuali e dal 1598 i Carmelitani. A seguito della cosiddetta 'soppressione innocenziana' dei piccoli monasteri di campagna (1652), diventò semplice rettoria e attualmente è sede di parrocchia, senza più alcuno status di santuario mariano.

Il tempio di Bibbona precedette di poco nella costruzione un terzo celebre oratorio di Toscana: Santa Maria delle Carceri di Prato.
Anche in questo caso, secondo la devota tradizione delle apparizioni mariane, il 6 luglio 1484 un fanciullo, Iacopino Belcari detto della Povera, vide animarsi l'immagine di una Madonna col Bambino, dipinta sulla parete delle carceri pubbliche della città (dette delle Stinche, come a Firenze). Il suo racconto suscitò gran stupore e un imprevisto concorso di persone e di offerte che dettero l'impulso a realizzare una bella basilica. La progettò l'architetto preferito di Lorenzo il Magnifico, Giuliano da Sangallo (+ 1516) che fece costruire un elegante edificio a croce greca e nel quale innestò, all'incrocio dei due bracci, un attico quadrato a reggere, sopra un tamburo con dodici finestre, la copertura della cupola e la lanterna.
La chiesa della Madonna ebbe fin da subito come rettori quattro cappellani e un priore custode. La sua immagine miracolosa, venerata da pratesi e forestieri, fu adornata a lungo da considerevoli doni portati per grazia ricevuta. Tra essi veniva ricordato per la sua originalità un ex voto inviato da una famiglia di Ferrara, scampata allo spaventoso terremoto che colpì la città nel 1570.

Giuliano Guizzelmi, giurista pratese contemporaneo, scrisse ampiamente sull'origine e la religiosità legata al tempio delle Carceri. In un Memoriale (1488-1519) riportò la notizia di un suo pellegrinaggio anche alla Pietà di Bibbona, intrapreso con la sincera devozione caratteristica della sua epoca:
"Ricordo chome a dì 6 di octobre io andai col mio capitano alla Vergine Maria di Bibona et in candele et denari offersi soldi octo et danari quattro per lo amore di Dio di decta Vergine gloriosa".

Paola Ircani Menichini, 13 dicembre 2019.
Edito in Reality Magazine, 94 - dicembre 2019.
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