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La storia della ginnastica
Approfondimenti sulla storia della ginnastica moderna tratti dai libri antichi, da autori e poeti del passato, dalle scuole dell'Umanesimo d'Italia e di Toscana

1) La compiutezza dell'anima e del corpo in Vittorino da Feltre.

2) Girolamo Mercuriale e la sua De Arte Gymnastica.

3) Bernardo Segni, Torquato Tasso e i ricordi sulla ginnastica. 

4) Un insolito Giacomo Leopardi (e la ginnastica).

 

1) La 'compiutezza' dell'anima e del corpo in Vittorino da Feltre.


Ci furono nel Quattrocento, nell’età dell’Umanesimo, educatori e pedagogisti che sperimentarono nell’insegnamento soluzioni nuove e nello stesso tempo vecchie di secoli. I loro metodi si rifecero all’Antichità che ammirarono grandemente non per fare mostra di erudizione o per curiosità, ma perché la pensavano come un ‘paradigma’, una pienezza e una perfezione di armonia mai raggiunta. Aprirsi a opere mirabili e comprenderle e trasformarsi in esse significava arricchire l’anima, conquistare gli immensi tesori dello spirito.

Tra questi educatori, uno dei più grandi fu il veneto Vittorino Rambaldoni. Nacque circa nel 1378 a Feltre di Belluno - per questo è meglio conosciuto come Vittorino da Feltre - da famiglia impoverita. Studiò a Padova e a Venezia e, conseguita la laurea, si dedicò all’insegnamento. Nel 1422 aprì una propria scuola a Venezia e nel 1423 venne chiamato a Mantova da Gianfrancesco Gonzaga per educare i suoi sette figli. Gli fu messa a disposizione una villa fuori città, la Ca’ Zoiosa (Villa Gioiosa), dove ebbe anche l’autorizzazione ad accogliere i figli della nobiltà o addirittura i giovani poveri che aiutò egli stesso a mantenersi. In una convivenza varia e stimolante per tutti, insegnò retorica, matematica, filosofia e chiamò a collaborare maestri di canto, di musica, di disegno, di greco. Ma, accanto all’educazione della mente, considerò di grande importanza l’educazione fisica che fece svolgere quotidianamente con giochi e gare di scherma, corsa, marce, equitazione, nuoto, gioco del pallone, ai quali partecipò egli stesso.

Sul maestro e la scuola ha scritto il fiorentino Vespasiano da Bisticci (1421-1498), nelle Vite degli Uomini Illustri. In questo breve brano ricorda anche un sorprendente lancio del peso e del giavellotto (pietra e verga):

La casa era un sacrario di costumi, di fatti e di parole. [Vittorino] Non voleva che ignuno uscisse de’ termini, altrimenti gli era detto che pigliasse partito [mandava via chi non rispettava le regole e voleva o uscire o fare come gli pareva].

Dava a questi sua scolari ispassi [divertimenti] onesti. I figliuoli di signori, che n’aveva, gli faceva cavalcare alle volte, o gittare la pietra o la verga, o fare alla palla, o saltare, per fare il corpo agile. Tutti questi ispassi dava loro, lette le lezioni e istudiatele e ripetutele ... la sera voleva che ognuno fusse a buonissima ora in casa ...[ognuno tornasse a casa presto].

La scuola non fu preclusa alle donne. Tra i suoi allievi Cecilia Gonzaga diventò dottissima nelle lettere e rifiutò un importante matrimonio con un signore di Urbino per ritirarsi in convento.

Anche Vittorino non si sposò mai per non avere impedimenti agli studi e all’educazione dei giovani. Cristiano molto devoto, tutti i giorni recitava l’ufficio (le preghiere delle ore ‘canoniche’) come i religiosi nei conventi. A tavola faceva sempre leggere perché mangiando si osservasse il silenzio. Aiutava i giovani poveri con il suo stipendio e se non bastava andava a mendicare - Vespasiano da Bisticci scrive proprio così - da Gianfrancesco Gonzaga.

Morì nel 1446. Ha lasciato poche opere scritte di sua mano. Come pedagogista invece ha portato avanti una cultura e un rito: il rispetto dell’uomo, nella sua compiutezza, anima e corpo ... *.

* così scrive Eugenio Garin, L’umanesimo italiano, 1998, p. 93.


La fotografia: 1) Vittorino da Feltre in una medaglia del Pisanello (1395 - 1449).


2) Girolamo Mercuriale e la sua De Arte Gymnastica.


Nel 1573 Girolamo Mercuriale pubblicò presso la tipografia Giunta di Venezia la seconda edizione di De arte Gymnastica. Libri sex: Arte ginnastica. Libri sei, dedicandola all'imperatore Massimiliano II d'Asburgo († 1576) che era stato un suo paziente a Vienna.

L'autore infatti fu un medico. Nato a Forlì il 30 settembre 1530, studiò a Bologna e si laureò a Pavia. Fu poi incaricato dal papa di una missione a Roma, dove si dedicò anche allo studio dei monumenti antichi. Tornato in patria, esercitò la medicina ed insegnò a Padova, Bologna e Pisa. Morì a Forlì il 13 novembre 1606.

In De arte Gymnastica Girolamo Mercuriale ci rende consapevoli di una verità poco nota: la ginnastica moderna non è nata dal nulla, per iniziativa di poche illuminate persone tra Otto e Novecento, ma proviene da quella antica, tramandata da scrittori e cultori, pochi ed elitari, ma ugualmente meritevoli di riconoscimento.

L'autore parla di storia, filosofia, dermatologia, pediatria, patologia etc. e dell'importanza nella medicina degli esercizi fisici. Anche se nell'antichità erano visti in un'ottica di preparazione militare, avevano come obiettivo la sanità e la robustezza del corpo. La ginnastica doveva sviluppare la muscolatura e abbellire il corpo: è un concetto ancora attuale nelle nostre palestre.

Il testo è in latino; fu tradotto nel 1960 da Ippolito Galante. Suddiviso in sei libri (parti), nei capitoli del primo parla dell'igiene, dei bagni, delle palestre, degli stadi, delle abitudini degli antichi. Nel secondo analizza la ginnastica medica vera a propria (saltatoria, sferistica ecc., pugilato ecc.); nel terzo, il combattimento in tutte le sue forme e 'specialità' (il camminare, l'equitazione, il nuoto o natatione). Dal quarto al sesto libro tratta degli esercizi con tempi, modi, esempi, ed effetti.


1 - Frontespizio del libro con il giglio dei Giunti o Giunta, tipografi fiorentini dei secc. XV-XVI operanti a Firenze, Venezia e Lione.



3) Bernardo Segni, Torquato Tasso e i ricordi sulla ginnastica.


Continuando il discorso aperto il mese scorso con il medico Girolamo Mercuriale e il De Arte Gymnastica del 1573, ricordiamo Bernardo Segni, scrittore fiorentino († 1558) che tradusse in volgare il Trattato dei Governi di Aristotele. Segni scrive:

Quattro con quasi le cose che sogliono essere insegnate, la grammatica, la ginnastica, la musica, e la quarta è la dipintura. Ma la grammatica e la dipintura sono insegnate per utili alla vita in molti casi; e la ginnastica come quella che indirizzi gli uomini alla fortezza.

Per fortezza allora si intendeva la forza, cioè quella robustezza del corpo, che era lo scopo soprattutto della preparazione militare. Un soldato doveva sopportare le marce, le privazioni delle comodità, il peso della corazza e delle armi, e naturalmente doveva combattere con un altro soldato e vincerlo nella lotta o nella precisione … o all’occorrenza esser pronto a saltare e a fuggire.

A riguardo nel canto V della Gerusalemme Liberata (1565-75), il poema di Torquato Tasso in ottave sulle gesta in Terra Santa di Goffredo di Buglione, Tancredi e altri personaggi più o meno storici, troviamo scritto:

Loco è nel campo assai capace dove

S’aduna sempre un bel drappello eletto,

e quivi insieme in torneamenti e in lotte

rendon le membra vigorose e dotte.

(Nell’accampamento c’è un luogo spazioso dove si raduna sempre un bel gruppo di uomini scelti, e e qui insieme fanno gare e lotte e rendono il corpovigoroso e allenato).

Nel canto V il campo è il teatro del duello mortale tra Gerlando di Norvegia e Rinaldo per la successione a Dudone, un capo cristiano morto in battaglia.

E per noi i quattro versi sono un piccolo e prezioso documento sulla ‘ginnastica’ nel Cinquecento.


4) Un insolito Giacomo Leopardi (e la ginnastica).


Giacomo Leopardi (Recanati 1798 - Napoli 1837) non fu certo un uomo prestante. Le biografie e le pitture relative ce lo tramandano al contrario come un giovane dal fisico poco sviluppato, pare dovuto alla sua proverbiale passione per i libri contenuti nella ricca biblioteca del padre, letti avidamente fino da bambino.

Pertanto stupisce (ma ricordiamo quanto il giovane Leopardi soffrisse degli ambienti culturalmente retrivi e dei cosiddetti ‘luoghi comuni’) trovare tra i suoi scritti un riferimento alla ginnastica e alla cura del corpo. Nei Pensieri il 18 settembre 1827 scrive queste parole ricordando il ‘miglioramento sociale’ e gli usi ripresi dall’antichità sull’igiene e sulla cura del corpo:

"Ci resta ancora molto a ricuperare della civiltà antica, dico di quella de' greci e de' romani. Vedesi appunto da quel tanto d'instituzioni e di usi antichi che recentissimamente si son rinnovati: le scuole e l'uso della ginnastica, l'uso dei bagni e simili. Nella educazione fisica della gioventù e puerizia, nella dieta corporale della virilità e d'ogni età dell'uomo, in ogni parte dell'igiene pratica, in tutto il fisico della civiltà gli antichi ci sono ancora d'assai superiori: parte, se io non m'inganno, non piccola e non di poco momento. La tendenza di questi ultimi anni, più decisa che mai, al miglioramento sociale, ha cagionato e cagiona il rinnovamento di moltissime cose antiche, sì fisiche, sì politiche e morali, abbandonate e dimenticate per la barbarie, da cui non siamo ancora del tutto risorti. Il presente progresso della civiltà, è ancora un risorgimento; consiste ancora, in gran parte, in ricuperare il perduto".

E nello Zibaldone [4214] Leopardi ricorda la boxe e le sue scuole:

"In Inghilterra vi sono da qualche tempo scuole di pugilato (boxing), e vi vanno ad apprender l’arte non già solo quelli che hanno intenzione di fare il mestiere di boxer per guadagno, ma galantuomini d’ogni condizione in gran numero, per servirsene nell’uso della vita, la quale in quel paese offre assai spesso l’occasione di adoperar le pugna; e per difendersi dalle pugna altrui …"

Sono due piccoli ‘cammei’ di uno scrittore colto e sensibile: li riportiamo perché ricordano il lento progredire della consapevolezza dei benefici dell’igiene e della cura del corpo. Di questa coscienza maturata già quasi duecento anni fa ancora oggi siamo debitori.


articoli di Paola Ircani Menichini tratti da: L'Atletica è in Pista - pubblicazione del Circolo Giovanile Solvay Atletica di Rosignano edita da Simone Francalacci.