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San Lorenzo alla Rivolta
e le case nel ‘400

San Lorenzo alla Rivolta (oggi Piazza Martiri della Libertà) nel Quattrocento ospitò i begli edifici di proprietà del monastero di San Michele in Borgo descritti ciascuno quasi sempre così: “Una casa con solai, con chiostra, e pozzo, e orto e frutti” eccetera ... Solo delle note ne fanno vedere la diversità e la qualità citando una loggia, la cucina, la sala e/o forno, e aranci, melaranci e melograni.
Citano inoltre un pozzo per ciascun edificio a garantirne l’indipendenza idrica, e quasi sempre un comodo orto privato che consentiva uno spazio in più nei confronti nel vicinato.
Vari artigiani abitarono in queste case.
Furono per lo più forestieri.
Di certo, stabilendosi a Pisa, usufruirono di esenzioni fiscali e stipularono i contratti di livello per più generazioni.

I gruppi di case citati si dividevano tra la cappella (= parrocchia) di Santa Cecilia e quella di San Lorenzo.
In cappella di Santa Cecilia si trovava una dipendenza di San Michele con un muro, un chiostro e con un chiostricino entrambi disfatti.
Le case adiacenti erano allivellate agli eredi di Francesco di Bindo delle Brache.
Nella via Cacciarella nella stessa cappella era edificato un gruppo di almeno 11-12 case (alcune disfatte o accorpate ad altre) il cui “capo” di confine era la stessa via e altro capo o lato la casa di San Michele di cui sopra.
In una di queste dimorava Giovanni di Battista da Buti, la moglie Francesca, Bartolomeo di Antonio del Pitta e la moglie Lisabetta (dal 1489).
Bartolomeo successivamente l’aveva ricostruita “di sua pecunia”, facendola diventare “bellissima”.
Di lui i monaci scrissero in una nota: “... si morì detto Bartolomeo, che Iddio abia avuto misericordia di quella anima”.
Via Cacciarella continuava nella cappella di San Lorenzo: ospitava circa 15 case simili alle precedenti, alcune accorpate tra loro.
Tra i pisani residenti vi era ser Bartolomeo di Piero dalla Spina notaio (dal 1467), tra i forestieri Francesco di Bencivenni di Corsica (dal 1450), Baldo e Piero di Vittorio Capponi corazzai di Firenze (dal 1456), maestro Antonio medico da Pontremoli, Leone di maestro Piero lombardo muratore (dal gennaio 1463) con il figlio Iacopo detto Chiappino e Iacopo di Girolamo da Genova fornaio.

Il registro ricorda anche la chiesa di San Lorenzo: la rettoria era affidata dal dicembre 1485 al monaco dom Martino di Martino “della Magna” (= di Germania) che era obbligato, per la festa di San Michele dell’8 maggio (= apparizione sul Gargano), a pagare un censo di 6 libbre di cera lavorata.
Dom Martino morì il 2 febbraio 1518.
Gli successe dom Guasparri di Simone da Pisa che “à rifatta tutta la chasa di nuovo da’ fondamenti, che rovinava, et facto l’ochio di vetro e rimurato la finestraccia che v’era prima et la chiesa tutta rachoncia di nuovo rifacto el choro et la porta nuova da fiancho ...”.
Dom Guasparri fu eletto, “per li suoi buoni portamenti”, anche priore claustrale di San Michele (= superiore della comunità, non abate).
Presso San Lorenzo si trovava la sede della Fraternita di San Michele con ospedale, case, chiesa e orto: aveva uno dei capi di confine nella via pubblica che “va agli Ingesuati”, l’altro capo nella via Nuova che va a Santa Caterina, il primo lato nel prato, cioè nella piazza che “ene dinanzi a Sancta Caterina e agli Engesuati” e il secondo lato nei beni e nella piazza di San Lorenzo.
Era stata presa a livello nell’aprile 1473.
I confratelli pagavano 10 libbre di cera lavorata per la festa di San Michele a settembre.
Del vicino monastero di San Girolamo degli “Ingesuati” non dice altro.
Fu unito a quello di Sant’Anna in epoche successive.
La “via Nuova che va a Santa Caterina” invece iniziava dalla sede della Fraternita: comprendeva quattordici case dei monaci anch’esse con solai, chiostra, orto, pozzo e alberi da frutto.
Tra i livellari vi furono Cristoforo di Ranieri da Malaventre “dipintore in Pisa” (dal 1455) e Giovanni gobbo facchino.
Anche la via pubblica di San Lorenzo ospitava circa una quindicina di edifici dei monaci (alcuni uniti tra loro) della stessa qualità degli altri.
Due di queste case sono ricordate all’anno 1510.
Una “grande”, che “è di verso le mura di Pisa”, era stata concessa al muratore Stefano di Giovanni di Pieve “Viasca” del contado di Milano [= Pieve Biasca nel canton Ticino] e al collega Domenico.
L’altra minore era “di verso il canto” (= angolo), allivellata nel febbraio dello stesso anno a Matteo di Nanni di Bolognino da “Boctano di Valdosari” (= Bottano di Valdiserchio).
L’ultima casa del gruppo era “dipinta di fuori con una logetta sotto, ene proprio in sul canto di Cacciarella di verso San Francesco”.
Vi dimorava Angela di “Valditara” dal 1464.

Paola Ircani Menichini, 12 luglio 2019. Tutti i diritti riservati.

Dall’alto verso il basso: la descrizione di una casa nel registro di San Michele in Borgo; San Lorenzo alla Rivolta nella carta del 1640; la parte meridionale di Piazza Martiri della Libertà nella mappa di Google.