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San Bernardo a Porta a Mare di Pisa

San Bernardo a San Giovanni al Gatano fu fondato dalle monache cistercensi dette di Santa Croce “ad Fauces Arni” tra 1255-1267 presso la Carraiola di Ripa d’Arno fuori le mura di Pisa, in sostituzione del monastero prossimo al mare abbandonato a causa del pericolo dei corsari.
Anche questo del Gatano, sempre per sicurezza, sarebbe stato lasciato nel 1444 a favore di una dimora in città nella parrocchia di San Cristoforo di Chinzica.
Immobile tra i più importanti, quello di San Giovanni, il 1 agosto 1480 è descritto come un pezzo di terra vignata e olivata con casa con portico davanti, forno di dietro e pozzo.
Il 7 giugno 1483 era detto di “San Bernardo di Fuori” *.
Nel 1514 aveva un capo di confine presso la strada che andava a San Piero a Grado e l’altro nella solita via Carriola.

Il 26 ottobre 1482 le monache ricordavano tra i beni anche un albergo “fuora de la Porta a Mare” da loro concesso per tre anni per otto fiorini l’anno e per un paio di capponi a Francesco e al figlio Piero broccai.
Il patto prevedeva che il terzo anno i suddetti acconciassero, murassero e mantenessero il luogo di bene in meglio “come si conviene”.
Il 14 agosto 1493 tale “taverna” fu affittata Stefano o Stefanino da Vigevano lombardo fornaciaio con l’obbligo di “pianellare tutto il tetto de l’osteria”.
L’8 ottobre 1494 subentrò nella pigione un certo Mariottino .
Dopo la guerra del 1494-1509, l’albergo non è più ricordato.
Probabilmente fece una brutta fine al tempo dell’attacco di Paolo Vitelli e dei fiorentini al bastione di Stampace (luglio-settembre 1499).

Da notare che allora le parole albergo, taverna e osteria avevano significato simile.
Il broccaio e il fornaciaio affittuari inoltre fanno pensare a una fornace con la sede lì vicina.

I tempi cambiarono e con essi le prospettive.
Il 10 novembre 1506 le monache, ora in città, comprarono dall’Università “de’ Cappellani del Duomo Sancto Benedetto de Pontonaio per sopra nome chiamato Sancta Croce con tucti suoi vocabuli et sua confini: e con questi pacti e modi che passata la guerra di sei anni li dobiamo chonsegniare e dare a sopra scripti Cappellani tante terre da Cascina in qua in comodo luogo che renda loro l’anno saccha sedici di grano carvelino a tre staia er saccho ... e per felduo [= feudo] di dicto luogo che noi abbiamo comprato dobiamo pagare ogni anni per la festa di Sancto Benedecto [21 marzo] a ddicta università di Cappellani e per loro ar camarlingo una meza libra di cera ... Nel 1512 le suore fecero fare dei lavori a Santa Croce.
Comprò i mattoni necessari maestro Andrea di Pier Catena da Calci muratore che era affittuario di una casa delle cistercensi a San Paolo all’Orto.

Così San Bernardo aveva ricominciato daccapo la sua storia ... con in aggiunta dei buoni protettori.
Il 21 febbraio 1502 un pezzo di terra separato in mezzo al podere di San Giovanni al Gatano, già tenuto a livello da monna Pera di Chimento di Strenna, fu barattato con terra di proprietà delle suore presso i beni di San Paolo a Ripa d’Arno: “abiamolo avuto per le mano di Michele Baldassarri fattore del cardinale di San Piero in Vincula”.
Si trattava di uno tra i più importanti prelati d’Italia: Giuliano della Rovere, papa Giulio II dal 1503.
Il quale papa, il 10 aprile 1510, concesse a San Bernardo una bolla di cento giorni di indulgenza e tra maggio e agosto 1512 ulteriori due bolle per far ritornare al convento dei beni che erano stati alienati ed estorti.
Un altro cardinale, protettore dei cistercensi e dei camaldolesi e amico del monastero pisano, fu Francesco Soderini, vescovo di Volterra (1478-1509), di Cortona (1504) e investito della sacra porpora nel 1503.
Il primo novembre 1510 il suo cappellano Francesco di Giovanni Brancadori canonico empolese divenne cappellano anche di San Bernardo.
Si impegnò ad avere buona e diligente cura nel servire il monastero.
Ebbe in uso due case in carraia Gonnella “una rischontro al monastero nostro e l’altra rischontro a’ beni del Charmino”, dietro la promessa di donare alle cistercensi tutti i suoi beni mobili e immobili.
La parola data però non fu onorata, complice una mancanza di ratifica da parte dell’Ordine.
Le monache così andarono in piato (= lite giudiziaria), fecero annullare l’accordo e nel 1513 si ripresero le case.

Paola Ircani Menichini, 22 novembre 2019. Tutti i diritti riservati

* cfr. una “Porta Furum” o “Furium” in E. Tolaini, Forma Pisarum, 78.