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Pietracassa al tempo dei Cavalieri di Malta

Pietracassa, nome di un antico fortilizio toscano che domina la Vald’Era e la Val di Cecina, sorge su uno sprone nelle colline tra Laiatico, Miemo e il torrente Sterza. Abbandonato dalle guarnigioni già da molto tempo, conserva una solida cintura muraria che ancora ricorda quanto nel medioevo fosse essenziale il mantenere il controllo visivo di un territorio, anche il più boscoso e spopolato. Il mare non è lontano. Tramite un itinerario breve, anche se tortuoso, passando da Chianni e Miemo, si va a Santa Luce o a Castellina Marittima e di lì in Val di Fine e a Vada, che fu considerevole porto dell’antichità e del medioevo.
Del castello esistono notizie fin dal principio del secolo XII. Riguardano le varie dominazioni che lo occuparono: i Cadolingi di Fucecchio, i vescovi di Volterra e poi il Comune di Pisa. A quest’ultimo, nell'anno 1405, subentrò quello di Firenze, che, salvo la breve parentesi del 1431 e dell’occupazione di Niccolò Piccinino, lo conservò definitivamente e nel 1434 lo smantellò. Il fortilizio decadde quindi al rango di fattoria e passò al Priorato di Malta di Pisa (v. Repetti, 1833).
Successivamente la storia del castello diventa poco nota. Solo gli archivi riportano notizie sul tempo dei Cavalieri, soprattutto riguardo a alcuni poderi dipendenti della fattoria e a dei nomi di luogo scomparsi.

Un quaderno compilato nel Settecento ne menziona in dettaglio le terre e la rendita da pagare da parte del conduttore Piero di Gian Simone Tornabuoni. Erano in tutto ducati 40 d’oro “gigliati”, dovuti per il livello di complessive staiora 9029 di proprietà (più di 500 ettari). Non si cita la data del contratto che forse fu stipulato circa verso la metà del Cinquecento. È certo però che nel 1640, dopo la morte di Angelo, ultimo discendente maschio della casata, la proprietà ritornò in conduzione diretta del priorato pisano.

I beni a Pietracassa comprendevano innanzitutto i poderi con casa da lavoratore. Erano:
– il podere della Rocca con terre ulivate e con una piccola vigna, situato presso la via comune e il botro “dello Intronato che tramezza il podere delle Piane”;
– il Podere nelle Piane della Rocca limitato dalla via comune, i confini di Miemo, il podere delle Mignattaie e sempre il botro dell’Intronato;
– il Podere della Fonte presso una via vicinale, le mura della rocca, i confini del comune di Laiatico e del comune di Chianni “in Calabrone”, il podere delle Mignattaie, il botro dello Intronato e il podere della Rocca;
– il Podere delle Mignattaie accanto alla solita via comune, al fiume dello Sterza, ai confini di Miemo, al podere delle Piane, al podere della Fonte e ai beni del comune di Chianni.
Seguivano:
– la terra al Monte di Maiano, e Calabrone a confine con la via pubblica che passava per il bosco verso Laiatico, i beni dei Comuni di Laiatico, di Orciatico e di Miemo – una bella possessione di staiora 5187 e 1/6 (quasi 300 ettari);
– il circuito di mura gran parte rovinate dove era il castello della Rocca a Pietracassa, “e solo vi è un poco di torre”.

Dopo questi beni ne sono segnati altri posti a Laiatico e concessi a livello sempre al Tornabuoni. Si trattava di due case sulla piazza del paese presso la via comune, di terre ulivate alla via del Poggio e al Poggio, di altra terra alla Vallata, a Cafaggio – presso un botro dallo stesso nome e i beni della compagnia di San Sebastiano – e al Poggio di Sensaia, quest’ultime con una capanna per bestiami e accanto una via che “era al mulino”.

Risultano nel quaderno pure le famiglie confinanti delle terre o delle case. Quelle che vivevano a Laiatico erano formate per lo più da gente di campagna, contadini o allevatori. I loro nomi sono i più comuni all’epoca; e qualche volta sono accompagnati da un cognome.
Appaiono, come preziosi ricordi di un paese di quasi mezzo millennio fa, Antonio di Cecco, Francesco Pitti, Giovanni Conti, Bartolomeo Berzighella, Giovanni Buonamici, Paolo di Baldosso, Guerruccio di Mariano, Lucia di Michele di Guerruccio, Gianmatteo di Bartolino, gli eredi d’Antonio Lottini, Giovanni di Giorgio, Antonio di Nanni Pestavini, Battista di Paolo di Niccolaio, gli eredi di Basilio Gallina e Chimenti di Matteo.

Paola Ircani Menichini, 7 febbraio 2020. Tutti i diritti riservati

Le foto di Pietracassa su Google Maps sono di Luigi Sabbioni, Tamara Mugnai (maggio 2018); Michele Benvenuti (giugno 2018); Paolo Aghini Lombardi (novembre 2019).
Le foto di Laiatico smpre su GoogleMaps sono di Luciano Ibi (novembre 2018); Anikó Nikolausz (giugno 2018); Alessio Ricci (ottobre 2017).