RICORDARE E COMPRENDERE home


Legnaia di Pisa: la pastura, l’antiporto della Calcesana e le mozze bufaline

Il “comune di Legnaia” di Pisa è non è citato da molte fonti e nel Dizionario del Repetti e su internet il nome Legnaia cede il passo all’omonimo grosso centro nei dintorni di Firenze.
Era comunque, quello pisano, un esteso distretto a partire dalle mura cittadine.
Nel catasto ottocentesco è segnato nel territorio di Ghezzano (San Giuliano Terme).
Facendo il confronto con le mappe di Google si vede come la sua area tardo medievale corrisponda a un grosso quadrilatero a trapezio comprendente “La Fontina” dei nostri giorni.
È limitato a sud da via di Pratale-mura cittadine, a est da via dei Condotti, a nord da via Giacomo Puccini (il centro di Legnaia era qui adiacente) e a ovest da via Lucchese.
Nella parte meridionale oggi è sede dei palazzi e capannoni industriali tipici delle zone periferiche di intenso traffico.
Nel Quattrocento invece il comune era tutto in piena campagna e costeggiato dalla strada Calcesana che si poteva considerare, pur con i limiti dell’epoca, anch’essa un itinerario di discreto movimento umano e animale.
Leggendo qualche manoscritto, due descrizioni di terre proprio di quest’epoca dicevano:


1) “Pesso uno di terra ditto la guardia o vero la pastura di Santo Michele di Borgo posto nella cappella della Trinità fuori delle mura di Pisa, tiene un capo al Portone o vero fosso di Portone della strada Calcesana e parte in ditta strada Calcesana, l’altro capo parte nella Vicinaia et parte in Vachareccia, lato uno nel fiume d’Osari, l’altro lato parte nella strada Calcesana per infino al capo della via Vachareccia et parte nella strada d’Asciano al ponte Seragone alla Vicinaia.
Chiamata antichamente la guardia de’ Visconti, quanto ell’è per misura dentro a ditti confini, tutto è di Santo Michele di Pisa”.


2) “Pesso uno di terra posto nelle predette confine presso all’antiporto della strada Calcesana in luogo detto Pratale nella guardia de’ Pellic(ci)ai et tiene un capo quasi verso oriente in predetta strada, l’altro capo quasi verso occidente in terra di Puccio di Fieravante, lato uno verso aquilone in terra di Bonino di Filippo clerico (***), aliud latus verso messo dì in terra dello Spidale Nuovo, et è per misura staiora sei”.

Qualche breve commento sui luoghi e alcuni vocaboli scritti.

La cappella della Trinità = un registro inedito, sempre di San Michele in Borgo, la ricorda nel 1289.
Il libro Chiese di Pisa, 2, 1991 parla solo della chiesa moderna con lo stesso titolo a Ghezzano consacrata nel 1982.
Il Portone o fosso di Portone della strada Calcesana = prendeva il nome dall’ingresso nelle mura, protetto da un fossato.
Qui iniziava la strada (oggi provinciale) Calcesana, che collegava la città con i Monti e la fertile piana nord orientale di Pisa.
Aveva un antiporto (vedi sotto).
La via Vaccareccia = indica una via “riservata” al percorso dei grossi bovini che nella zona trovavano pascoli abbondanti e acquitrini (per i bufali) e potevano essere indirizzati ai mercati vicini e lontani, come ad esempio a Pontedera.
Il fiume d’Osari = è l’Auser che allora doveva arrivare a Pisa in parallelo con la strada proveniente da Lucca (statale 12), raggiungerne le mura, e piegare poi a occidente.
La strada d’Asciano = corrisponde alla strada diritta detta via dei Condotti.
Il ponte Seragone = attraversava il fosso della Vicinaia e doveva trovarsi presso l’incrocio di via Giacomo Puccini e via dei Condotti che nell’Ottocento separava Legnaia dalla zona detta ancora “Saragone”.
Il fosso Vicinaia = Oggi il fosso giunge presso Pisa dalla zona di Calci ed è conosciuto come primo tratto del Fiume Morto.
La guardia = così il glossario del Du Cange, 2: “Curia, id est territorium, cujus curam gerit Comune, vel terra, aut villa ...” [corte, cioè territorio, del quale il pubblico gestisce l’amministrazione, o terra, o meglio villa-tenuta].
Visconti = importante famiglia magnatizia pisana.
L’ultima della casata fu Giovanna, figlia di Nino, deceduta nel 1339.
Probabilmente vendette la pastura ai monaci nel 1337, anno citato dal manoscritto.
Il quale documento annota anche come la pastura fosse condotta a livello dagli eredi di un certo Simone da Pontedera per il canone, alle calende di novembre, di cento lire e, alle calende di maggio, di cento libbre (più di 33 kg) di “moze” bufaline.
Stando al Vocabolario della Crusca la “moza”, era il “cacio contenuto in una vescica stretta da una legatura di giunco” (la nostra mozzarella di bufala?).
L’antiporto della strada Calcesana = forse un vasto cortile, o meglio un’area di scambio e di sosta presso le mura, dove iniziava la strada Calcesana e si regolava il flusso delle persone che entravano o uscivano dalla città.
Pratale = il luogo a nord est della città è attraversato oggi dalla via di Pratale, strada di importante traffico veicolare.
La guardia dei Pellicciai = era anch’essa un territorio-pastura di proprietà di una famiglia o dell’arte con questo nome, come la guardia dei Visconti e la guardia di San Michele in Borgo.
In altri manoscritti è “Pelliparii” con lo stesso significato di lavoratori del pellame.

Paola Ircani Menichini, 14 giugno 2019.
Tutti i diritti riservati.

Particolare della mappa ottocentesca del catasto di Ghezzano, purtroppo molto deteriorata: vi si leggono i nomi dei luoghi Legnaia e Saragone.

La cappella della SS. Trinità ricordata in un documento del 1289 di San Michele in Borgo in fondo alla prima riga e all’inizio della seconda (“ ... in capella sanctae Trinitatis ...”).