TROVATELLI A CASTAGNICCI

La storia delle case dei “Trovatelli” di Pisa è nota.
Verso il 1218 si costituì l’ospedale di San Domenico per soccorrere l’infanzia abbandonata grazie all’iniziativa del beato Vernagalli, camaldolese di San Michele in Borgo.
La prima sede fu vicina al monastero, poi si trasferì in via Calcesana (pare tra il 1279 e il 1305) e alla fine nella cappella di Santa Maria Maggiore presso la chiesa di San Giorgio (1436).
Il suo imponente edificio si affaccia oggi su Piazza dei Miracoli.
Poco note invece sono alcune vicende più comuni legate a San Michele in Borgo che nel 1353 possedeva i beni dell’ospedale nella zona della Villa di Castagnechio (oggi Villa Castagnicci), Camugliano e Forcoli nei comuni di Ponsacco e Palaia.
Si trattava, come al solito, di pezzi di terra in luoghi quasi tutti scomparsi anche perché la zona già da allora fu tartassata dalle guerre.
Nel 1342 subì Luchino Visconti e la sua “gente” d’arme, i quali si installarono in Camugliano, distrussero il castello e misero fuoco a tutto.
E sopportò altre devastazioni pure nei decenni successivi.
Per quanto riguarda le terre del 1353, la causa dell’acquisizione non è conosciuta.
Forse vi ebbero parte una benefattrice dell’ospedale ricordata dal registro, Perina di Forcoli che abitava a Pisa nella cappella di Sant’Iacopo degli Speronai (via Santa Maria) e il castaldione (= amministratore) dell’istituto, Puccino da Santo Ruffino (Casciana Terme).
O può darsi che altri fossero i motivi, purtroppo non documentati.
Comunque, riportiamo ora i luoghi di Villa Castagnicci esistenti all’epoca: Cacciarella (da non confondere con l’omonimo luogo di città a San Lorenzo alla Rivolta) presso i beni della chiesa di Camugliano – Strada detto così a causa dalla “strata” confinante – Camaggiore presso una fossa – In della Cascina accanto al fiume omonimo tributario dell’Era – Giuncheto – Colli, con due pezzi di terra di cui uno con casa sopra e a confine con il “bestiaio” – Petriccio – Vignale e Via del Vignale – Pianora – Le Lame presso dei terreni paludosi e depressi detti appunto “lame” – Valle Mufoli – Valle – I Casatri – Ai Pitelli – Fabbrica – I Botacci – Prata – Porciaio – Fontanelle – A Le Maiale che assieme al bestiaio e a Porciaio indica il genere d’allevamento praticato nella zona.
Un unico pezzo di terra invece era nei confini di Pettori a Argine, presso l’Arno e vicino ad altri beni dell’ospedale stesso e di quello di Santo Spirito.


Due appezzamenti a Forcoli infine.
Il primo era una residenza, situata a Pontechimento (= ponte Clemente ?) presso il cimitero; aveva sopra un casalino, vigne, olivi, noci e alberi da frutto.
Il secondo era a Salcioni con vigne e ulivi.
Li aveva lasciati la citata Perina da Forcoli che, come già detto, dimorava a Pisa.
Altri personaggi e famiglie furono proprietari di terre vicine a quelle di San Domenico.
Tra loro si trovano Ceo orefice, gli Orlandini, maestro Troncalossi, gli Upezzinghi, i Lanfranchi, Martino Ferrovecchio, Vanni Sangue, i Pancaldi, per ricordarne alcuni.


Infine una curiosità.
Nel novero delle masserizie dell’ospedale furon presenti un certo numero di veges.
Questa parola non appartiene ai dizionari di latino classico, ma è presente solo nei glossari medievali.
Riporta infatti il Du Cange: Veges = Vas vinarium, modius, dolium.
Ovvero si trattava di un nome della botte, in italiano “veggia”, parola usata anche da Dante (Inf.
XXVIII, 22), ma oggi scomparsa nell’uso comune.


Paola Ircani Menichini, 17 maggio 2019.
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