Montalpruno vecchia canonica
RICORDARE E COMPRENDERE home


Montalpruno vecchia canonica

Le chiese di campagna scomparse da secoli conservano un certo fascino, ancor più se ne incontriamo le rovine durante una gita o se si trovano in documenti incompleti che invitano a volerne sapere di più.
È il caso di una canonica la cui ubicazione resta solo sulle vecchie mappe, difficile da raggiungere fisicamente e dal punto di vista della storia, fondata a suo tempo per l’importanza che in Toscana ebbero i territori dei comitati o contee. Forse venne costruita per rendere raggiungibile una proprietà, oppure per gestire dei boschi il cui uso era indispensabile alle comunità, o anche per assicurare un luogo di sosta cristiana su una via secondaria o per stabilire un confine ... Nulla purtroppo è rimasto sulle motivazioni.
L’edificio in questione è la canonica di San Salvadore al Montalpruno che si trovò sulle alture a est di Bibbona su un itinerario che portava al mare a occidente e alla valle del torrente Sterza all’opposto, diretto poi a Volterra e alla Toscana centrale. Le scorreva accanto un botro che era detto “della Canonica”, affluente dello stesso Sterza.
Il Repetti nel Dizionario la ricorda così:

Poggio al Pruno già detto Monte al Pruno nella Maremma Volterrana. [...]
Sono situati nel fianco settentrionale del Poggio al Pruno i paesi di Monte Scudajo, Guardistallo e Casale, nel suo fianco occidentale i castelli di Bibbona, Bolgheri, Castiglioncello, Segalari e Castagneto, e nella sua schiena acquapendente nella Sterza i villaggi della Sassa, e di Caselli. Sopra questo Poggio ricco di marmi, di gabbri e di altre roccie pilutoniane, esisteva la chiesa di S. Salvatore sul Monte al Pruno della diocesi di Volterra, per la quale nel 16 giugno 1232 fu pronunziato un lodo dagli arbitri, sotto il portico della piazza di Bibbona, mercè cui restarono terminate le controversie a cagione di confini parrocchiali fra quella prioria e la pieve di S. Giovanni Battista a Querceto”.
Il Repetti prende questa notizia dal Diplomatico fiorentino, “Comune di Volterra”, da un atto che ho controllato per l’occasione e nel quale si parla tra l’altro del priore prete Ildo e di terre e pascoli a Pastina (tenuta a nord della canonica) e a Sterza presso un mulino.
Continua il Dizionario:
“Di questa chiesa di S. Salvatore sul Monte o sul Poggio al Pruno fu uno degli ultimi rettori Tommaso Andrei da Casole innanzi di essere stato eletto in vescovo di Pistoja dove morì nel 1303”.

Il Repetti accenna al luogo anche in:
Via, o strada traversa della Camminata – “Staccasi dalla precedente al ponte Ginori, ossia di Tegolaja per entrare nel vallone della Sterza di Cecina varcare il poggio al Pruno e dirigersi per Bibbona nella Via regia Emilia, che trova dopo quasi 14 miglia di traversa”.

Aggiungiamo alle notizie dello storico carrarese le note prese diversi anni fa dal Catasto (1427-1430), dalle quali risulta come la canonica possedesse ancora vaste terre e pasture. Però non si lavoravano da 15 anni, cioè dal primo decennio del Quattrocento e non vi si ricavava nulla. Erano state quindi allogate al comune di Bibbona per due lire l’anno.
San Salvadore aveva, sempre presso questo grosso castello, anche una bottega da fabbro, appigionata a un certo Salvestro di Barzalone.
Il priore era prete Piero che viene ricordato perché lo stesso Comune di Bibbona aveva l’obbligo di pagargli 20 fiorini a causa di un lodo su un’altra lite rimasta ignota nei dettagli.

San Salvadore di certo ebbe il periodo di maggior sviluppo dalla fondazione fino al Due-Trecento, entrando in decadenza in un’epoca nella quale l’intera campagna fu soggetta all’abbandono avvenuto gradualmente e in parallelo allo sviluppo delle città. E, come può succedere, la lontananza dai grossi centri, dove le arti producevano la ricchezza, e gli interessi contrastanti con i comuni rurali ebbero per effetto rendite sempre più scarse.
Nel contesto di questa crisi si inserisce anche un documento trovato per caso in mezzo a altri. Lo riassumiamo qui per non perderne la memoria.



Si tratta della copia di un atto notarile, dove si dice come ser Antonio del fu Bartalino prete di Sant’Angelo di Volterra, pievano della pieve di San Giovanni della “Negra” (Nera), in nome del “dominus” Francesco Brunacci di Firenze canonico della chiesa maggiore di Volterra e priore della canonica di “Montisalpruni”, secondo il mandato e la procura fatta con pubblico istrumento da ser Leonardo di ser Filippo cittadino e notaio fiorentino il 13 agosto 1440, e in nome di detto Francesco, trasferisce a Michele Mannini di Bibbona, a nome dl comune di Bibbona, per il prezzo di libbre 152, il pascolo e pastura della canonica di “Montisalpruni”.
Inoltre cassa , cancella e rende vana l’obbligazione di affitto di due lire fatta in passato.
Il notaio ser Iacopo di Marco scrisse il documento il 13 febbraio 1441 in Volterra nella contrada di Borgo nella bottega di spezieria di Michele di Paolo dei Riccobaldi, testimoni Michele e Lodovico di Lotto di Puccino.
Va detto che allora i fiorentini si erano impossessati di molte delle istituzioni religiose del territorio: furono, oltre che canonici nella cattedrale di Volterra, titolari di vari benefici e rendite di chiese di campagna, che spesso non visitavano neppure, secondo un malcostume diventato consueto.

Un ultimo documento inedito sul luogo si trova in un estimo datato 1777, quando le terre del Comune di Bibbona erano già entrate a far parte dei beni dello Scrittoio delle Regie Possessioni. In fondo all’elenco è descritto un pezzo di terra in:

“ ... luogo detto La Canonica, boscato e macchioso di staiora 240, i cui confini [sono]: a primo Monte al Pruno, secondo e terzo botro, quarto Comunità di Volterra con beni nel Comune della Sassa ...”.



Paola Ircani Menichini, 3 luglio 2020. Tutti i diritti riservati

Le ultime due foto: in alto i resti della Canonica nel Catasto leopoldino e in basso la Mappa Google corripondente.