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La nascita di Giovanni Battista Pergolesi nel 1710 e lo Stabat Mater

In un registro delle nascite esistente nella cattedrale di San Settimio, in Iesi, alla data del 4 gennaio 1710, si legge:

Gio(vanni) Batt(ist)a figlio di Franc(esc)o Andrea Pergolesi e di D(onn)a Anna Vittoria con(iug)i di q(uest)a C(ur)a nato la notte anteced e a' hore 10 fu battezato da me Marco Cap(…)ti C(ura)to, p(adri)ni furono l' Ill. Sigg, Sig. Gio(vanni) Batt(ist)a Franciolini e Sig. Gentilina ne Sig. Honorati.

Il 17 marzo 1736, Giovanni Battista Pergolesi moriva a Pozzuoli, ed era sepolto in quella Cattedrale: brevissima fu la sua vita, eppure, nei pochi anni della sua attività artistica, egli seppe stampare nella storia dell'arte un'orma incancellabile, e il suo nome è uno dei più giustamente celebrati tra quelli dei maggiori musicisti italiani.

La fama del Pergolesi è principalmente raccomandata allo Stabat Mater definito il poema del dolore. Infinite discussioni ha sollevato lo Stabat, non già per la maggiore o minore bellezza e ricchezza delle idee melodiche o della forma con la quale queste sono svolte: infatti, a nessuno può venire in mente di sollevar dubbi sulla magnifica abbondanza e spontaneità ispirata delle melodie, o sulla sapiente abilità negli svolgimenti e nella condotta dei singoli pezzi, sull’equilibrio dell' insieme; le discussioni riflettono il contenuto sentimentale delle idee, il loro carattere espressivo, la rispondenza col significato del testo poetico.

Studiando da presso la squisita partitura, ci incontriamo in pagine cui lo strazio ineffabile, che pervade tutto il cantico, si riflette con viva eloquenza nelle melodie del Pergolesi: e soltanto una esecuzione sciatta, o affrettata e balzellante può alterarne il valore espressivo; talvolta invece, le melodie assumono un aspetto quasi sorridente, come se un roseo velo si sovrapponga al grigio colore che il lamento della Madre dolorosa diffonde nella insistente disposizione ritmica dell' antica poesia: sembra quasi che il musicista abbia voluto insinuare un senso di calma in quel cuore torturato, lenire alquanto, con espressioni di soave conforto, l' angoscia della inconsolabile madre.

 

Dal periodico L’Addolorata, Firenze, 1910, pag. 38.